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Questa è una raccolta di diciotto poesie intorno a cui è stata creata un'impalcatura narrativa dai toni fiabeschi e surreali, che racconta la "mirabolante storia di Arimà" (metafora non troppo sottile del percorso interiore dell'io poetico). Arimà dovrà vedersela con il mondo, con se stessa e con la morte, attraversando solo ed esclusivamente dettagli inutili. Perché è lì che sta il bello. Quelle di Canino non sono liriche piene d'amore, non sono inni solenni scritti per l'ennesima grande causa, non sono i versi che salveranno il mondo. Sono più che altro parole scritte per persone che hanno voglia di ridere addosso ad un mondo stupido come il nostro. Il tutto usando un po' di nonsense e, spesso, un "fulmen in clausula" che potrebbe far rimanere molto male chi legge.